Molestia su Instagram e Facebook non è considerata reato: la sentenza che fa discutere

Una sentenza che ha lasciato tutti sbigottiti: la molestia su Instagram e Facebook non è considerata reato. Ecco che cosa è accaduto

I nostri social, oggi giorno, sono un modo per poter conoscere sempre più persone ed interagire, ma anche per vendere prodotti, promuovere le proprie attività. Si trova davvero di tutto e di più. È diventato un vero e proprio contenitore di informazioni, senza i quali è davvero difficile staccarsi.

molestie social non sono un reato
Molestie social non sono un reato. La sentenza che fa discutere – applebites.it

Senza dubbio, i più utilizzati, sono quelli di proprietà Meta, ovvero WhatsApp, Facebook e Instagram che vantano un numero davvero impressionante di utenti attivi sulle piattaforme. Sfondato il numero dei 2 miliardi, ovviamente ci sono anche casi spiacevoli che si leggono su tali social.

Commenti raziali, offese gratuite e molestie sessuali. Infatti, è molto diffuso purtroppo l’utilizzo dei social per poter cercare uomini e donne, e molestarli con messaggi spinti e non richiesti. Eppure, una sentenza ha lasciato molto discutere, in quanto ha sancito che la molestia su questi due social non sia reato. Ecco di cosa si tratta.

Molestia su Instagram e Facebook: non è reato?

Quante volte ci è capitato di trovarci messaggi nel cosiddetto direct, da persone che non conosciamo, e che subito provano ad affondare il colpo? E molto spesso, questi messaggi, risultano fastidiosi, ma non solo per una natura sessuale.

sentenza per molestie social
La sentenza che suscita scalpore: molestie social non sono un reato – applebites.it

Oltre che per i loro contenuti, ma anche perché iniziano a diventare ripetuti e talvolta non si fermano finché noi non blocchiamo l’utente. Spesso, inoltre, vengono condivise foto e video in privato senza che noi abbiamo dato consenso.

Questa potrebbe essere considerata una molestia, un attacco visivo, che ci porta subito a ignorare il contatto, a bloccarlo e segnalarlo alla piattaforma. I social stanno adottando misure affinché utenti che non si seguono (in particolare Instagram) non possano inviare contenuti media ad un nuovo utente.

Ma possono inviare solo un saluto, e se l’altro utente risponde la conversazione può iniziare. Ma una sentenza ha sancito che la molestia su Instagram e Facebook non è considerata reato. Ma come mai?

Una sanzione da parte della Corte di Cassazione dalla prima sezione penale, la sentenza 40033/23 pubblicata il 3 ottobre 2023 potrà fare davvero giurisprudenza. Una prima condanna di stalking, con pena di due mesi di arresto per una donna che, su Instagram e Facebook, inviava reiterati messaggi ai genitori adottivi dei suoi figli. Oltre che a chiedere l’amicizia e condividere le foto sottolineando che erano i suoi figli, la donna ha cercato frequenti contatti.

La Corte di Appello di Caltanissetta aveva inflitto una pena di stalking, poi riqualificata. Infatti, secondo la Cassazione, il fatto non sussiste, e il mezzo telefono, che non sia stata la telefonata ma soltanto la messaggistica, non corrisponderebbe ad una vera e propria molestia, come potrebbe essere appunto una telefonata. Inoltre, il titolare del profilo, all’arrivo dei messaggi, potrebbe sottrarsi dal rispondere, ignorare o bloccare l’utente. Una sentenza che farà sicuramente discutere.

Impostazioni privacy